Riforma pensioni 2022, cosa succederà dopo quota 100?

Riforma pensioni 2022, cosa succederà dopo quota 100?

Riforma pensioni 2022: l’esperimento Quota 100 finirà entro l’anno e ritornerà, tra le altre regole, il requisito anagrafico dei 67 anni per i trattamenti di vecchiaia. Dal 2026 ripartirà anche l’adeguamento dell’età pensionistica alla speranza di vita. Delle conseguenze se ne dovrà occupare il Governo con la prossima Legge di Bilancio, così come ribadito dal Ministro del MEF Franco alla conferenza stampa sul Rapporto dell’OCSE del 6 settembre.

Riforma pensioni 2022: cosa succederà una volta finita Quota 100?

Lo scivolo pensionistico operativo per il triennio 2019-2021 che abbassa il requisito anagrafico per uscire dal mondo del lavoro a 62 anni ha i mesi contati.

A partire da gennaio 2022, a meno che non intervengano correttivi, tornerà in vigore la sola regola che vuole per la pensione di vecchiaia il raggiungimento dei 67 anni e per quella anticipata almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne).

Dal 2026, poi, ripartirà il meccanismo dell’adeguamento alla speranza di vita dell’età minima per il pensionamento, la progressione prevista dalla Legge Fornero congelata fino al 31 dicembre 2025.

Tutte novità che incideranno su una grossa fetta di lavoratori più anziani che, da un anno all’altro, resteranno esclusi dallo scivolo pensionistico.

È per questa ragione che questi cambiamenti andrebbero accompagnati da interventi da mettere a punto nella prossima Legge di Bilancio, così come riferito dal Ministro dell’Economia Daniele Franco durante la conferenza stampa sul Rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico presentato il 6 settembre.

Un pacchetto di misure che potrebbe costituire una vera e propria riforma delle pensioni 2022 e che, a detta del Ministro, sarebbe già sul tavolo del Governo.

Il 31 dicembre 2021 finirà il regime provvisorio di Quota 100 e la possibilità per i lavoratori dipendenti, autonomi e parasubordinati di andare in pensione con requisiti meno stringenti rispetto alla Legge Fornero.

Una via d’uscita anticipata, in estrema sintesi, per coloro che abbiano maturato almeno 38 anni di contributi e un’età anagrafica minima di 62 anni.

Dal 1° gennaio 2022, quindi, ritorneranno ad applicarsi le sole condizioni della normativa ordinaria per la pensione anticipata e per quella di vecchiaia che incideranno sul futuro di molti lavoratori.

A patto, ovviamente, che non intervengano le soluzioni condivise preannunciate dal Ministro Franco alla presentazione del Rapporto OCSE.

 

informazionefiscale.it

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