Ambiente di lavoro
Il mobbing
L’attenzione nei confronti del mobbing nasce soprattutto negli Usa e in Gran Bretagna, dove il fenomeno si è sviluppato soprattutto a seguito della ristrutturazione dell’impresa e la conseguente introduzione nei processi produttivi di criteri di efficientismo intensivo e di una eccessiva richiesta di fidelizzazione dei dipendenti all’azienda da parte del management.
Negli ultimi anni la giurisdizione del giudice del lavoro, insieme agli studi della sociologia del lavoro e dell’organizzazione, danno sempre più spazio a un fenomeno che, trasversalmente, è presente tanto nel settore pubblico quanto in quello privato. Secondo recenti sondaggi, dall’8 al 9% dei lavoratori dell’Unione Europea, dunque dai dodici ai tredici milioni di persone, sarebbero state vittime di violenze psicologiche sul posto di lavoro.
Si parla genericamente di mobbing quando un dipendente è oggetto ripetuto di attacchi da parte dei superiori (datore di lavoro e/o suoi preposti ) ma anche dei suoi colleghi di pari grado, ed in particolare quando vengono attuati comportamenti diretti ad isolarlo, discriminarlo o comunque a provocarne un progressivo disadattamento lavorativo. Tale definizione, però, non trova ancora un preciso riscontro nella nostra legislazione.
La commissione mobbing del Dipartimento della Funzione Pubblica
In tal senso il Ministro per la Funzione Pubblica, con un decreto del 19 settembre 2002, ha istituito una Commissione di analisi e studio sulle politiche di gestione delle risorse umane e per lo studio delle cause e delle conseguenze dei comportamenti vessatori nei confronti dei lavoratori. La Commissione ha tra i suoi compiti quello di individuare i provvedimenti da predisporre ed elabora le proposte, anche di carattere normativo, per migliorare l’ambiente di lavoro e le condizioni generali del lavoratore e per garantire la valorizzazione delle professionalità.
La Commissione è coordinata dal prof. Michele Piccione, docente di clinica psichiatrica all’Università “La Sapienza” di Roma. Gli altri componenti sono: Dott. Francesco Verbaro, Dott. Mauro Bonaretti, Dott.ssa Antonella Caliendo, Dott. Arcangelo D’Ambrosio, Dott. Luigi Di Marco, Dott.ssa Emanuela Fattorini, Prof. Renato Gilioli, Prof. Paolo Girardi, Dott. Raffaele Guariniello, Dott.ssa Valentina Lostorto, Prof. Maurizio Marasco, Prof. Pier Giuseppe Monateri, Dott. Nicola Niglio, Dott. Paolo Onelli, Dott.ssa Simonetta Pasqua, Prof. Angelo Maria Petroni, Prof. Pietrantonio Ricci, Prof. Roberto Tatarelli, Cons. Stefano Toschei, Dott. Mirco Tosi, Prof. Giancarlo Umani Ronchi.
La Commissione ha preparato una bozza di legge nella quale si definisce il mobbing come “Atti, atteggiamenti o comportamenti di violenza morale o psichica in occasione di lavoro, ripetuti nel tempo in modo sistematico o abituale, che portano ad un degrado delle condizioni di lavoro, idoneo a compromettere la salute o la professionalità o la dignità del lavoratore”.
Inoltre la proposta di legge indica a chi spetta la prevenzione e disciplina il percorso per riconoscere i malanni “correlati” allo stress da abuso e regola l’attività di prevenzione, chiamando in causa quattro figure. Tre sono il datore di lavoro, il lavoratore ed il “medico competente” ad accertare i “disturbi correlabili a violenza morale o psichica” sul lavoro. Ma la bozza di legge apporta una novità assegnando al rappresentante per la sicurezza” anche un incarico di vigilanza per prevenire le situazioni mobbizzanti o segnalarle.
Il testo introduce, inoltre, i “centri pubblici o istituti specializzati” regionali dedicati alla diagnosi dei disturbi causati dal mobbing sulla base di un protocollo di valutazione unico, uniforme a livello nazionale.